MY CAT IS AN ALIEN - "The Cosmological Eye
Trilogy" 3xCD (Last Visible Dog)
"The Cosmological Eye Trilogy" raccoglie i precedenti
due volumi più un terzo cd inedito.
The Cosmological...è:
Helios Creed ed i suoi Chrome sinistramente
avvolti da fiamme azzurrognole, è:
L'ellittica eco siderale dell'ultimo accordo ultimo dei Loop,
è:
I Jackie-O come vorremmo fossero, è:
Un cupo residuato bellico risalente al periodo metallurgico Cabaret
Voltaire, è:
The 13 Floor Elevators dei tempi belli alle prese con
problemi religiosi di vasta entità, è:
TG placidi in riva ad un fiume in piena, è:
La produzione degli Zoviet France coverizzata da Glenn
Branca, è:
La Gioventù Sonica come avrebbe potuto essere,
è:
I Popol Vuh in lacrime di fronte ad un tramonto sulle
Ande, è:
Un riepilogo generale del caos kraut, è:
Sun Ra, John Coltrane ed Albert Ayler; è:
Tre ore della più alta dream music mai prodotta dalle nostre parti,
è:
La versione audio di "Meridiano Di Sangue" di McCarthy,
è:
Giusto Pio ed il suo "Motore Immobile" che
riprende a girare, è:
Cage e Feldman conservati per l'eternità
in una goccia di ambra, è:
Folk music che si è persa nel bosco al tramonto, è:
Un crimine assoluto non ascoltarlo, è:
Un brivido infinito lungo la schiena, è:
Due chitarre, piccole percussioni e strumenti giocattolo, il giusto per
un incanto; è:
Un robusto puzzo di menti combuste in azione, è:
Una delle drones music glaciali più belle, è:
To see a world in a grain of sand and heaven in a wild flower, to hold
infinity in the palm of your hand and eternity in an hour (Test
Dept. "Terra Firma").
Un cupo rituale maestoso.
Una lacrima in silenzio.
We shall overcome...
(Marco Carcasi, November 2006, Kathodik)
PAINTING PETALS ON PLANET GHOST - "s/t" LP (Time-Lag Records)
Le note risuonano nel vuoto; peso consistenza e dimensione
un fattore secondario trascurabile. Cinque cristalli di neve intrappolati
in un barattolo di vetro, lo stupore di una giornata di sole invernale,
il vento freddo che ti sferza il viso ed il cielo più azzurro dell'azzurro
sopra. Sono i My Cat Is An Alien con l'aggiunta della flautata voce di
Ramona Ponzini che snocciola tenui strofe in giapponese e non ci puoi
(vuoi) proprio credere; fragili pensieri captati (carpiti) dall'incanto
di un bosco al tramonto forse. Acustiche divagazioni rituali sommesse
che spiccano il volo verso il sole, tanto veloci ed inafferrabili che
l'occhio quasi a fatica ne percepisce il movimento. Tutto è raccolto
ed intimo, nulla e d'impaccio, l'elettricità sfrigolante un ricordo;
una percezione sfocata sullo sfondo. Un piano giocattolo, chitarre acustiche,
piccole campane ed un accordion a svelare (seguire) le pulsazioni del
cuore. Incanto infinito, pagine intense che emanano inebrianti sentori
di Popol Vuh e Blithe Sons, le "Cartoline" di Annie Proulx e
le "Correzioni" di Jonathan Franzen che giacciono in un angolo
emanando dolorosa luce. Odore di legno umido in queste note, Townes Van
Zandt immerso nell'ombra che (idealmente) sorride ammirato. Dentro queste
note rarefatte si respira la stessa aria delle prime pagine di "Vicolo
Cannery"; lo stesso rumore di anime in movimento. Dallo spazio esterno
allo spazio interno; tutto appare di un bianco accecante. Semplicemente
commoventi esploratori dell'intimo. Un obbligo.
(Marco Carcasi, September 7th 2006, Kathodik)
Christina Carter & Andrew Macgregor / My Cat
Is An Alien - “From the earth to the Spheres” Vol.5 split
ART-LP (Opax Records)
Quinta uscita per la split series dei My Cat; ennesimo bersaglio
centrato. Dopo Thurston Moore, Jackie-O Motherfucker, Thuja e Jim O'Rourke,
tocca ora a Christina Carter (Charalambides) approdare alla corte dei
fratelli Opalio. In compagnia di Andrew MacGregor (Gown) la Carter ci
sciorina un brano di cupa, desolata bellezza. We Know When We Are
Thinking About Each Other è una dolente, malinconicissima
scheggia psych folk, una contorsione intima e dolorosa, una stasi oppiacea
minimale dove la chitarra ed il basso si avviluppano in un unico movimento
reiterato. Odori di terra bagnata, spettrali nebbioline, due voci salmodianti
che innalzano una sorta di yodel ultraterreno; spaventoso ed incantevole.
Come perdersi in un bosco poco prima che la luce scompaia. Minimal folk
prossimo al color dell'oro. The Circle Of Life & Death dei
My Cat è invece epico crescendo melodico di fluttuanti chitarre
aliene, una ascensione planante verso luoghi dove il sole sembra volersi
nascondere. Sabbia e sedimenti blues mirabilmente celati, feedback e melodia
deturpata; Glenn Branca e Ry Cooder che si scambiano una canna. Poi un'onda
scura rugginosa si porta via tutto; cala la notte. Hanno perforato l'ultimo
sottile strato dell'atmosfera che li separava dallo spazio aperto; le
stelle sono a portata di mano. Semplicemente non sbagliano più
nulla.
(Marco Carcasi, February 19th 2006, Kathodik)
Jim O’ Rourke / My Cat Is An Alien - "From
The Earth To The Spheres" Vol. 4 split ART-LP (Opax Records)
I My Cat stanno realmente andando oltre!
Li avevamo lasciati su di un palco romano mentre tentavano di risollevare
con la loro presenza una scombinata data di Jackie-O Motherfucker (cosa
che gli era riuscita benissimo sia chiaro). In quella occasione si erano
rivelati essere degli autentici maestri di cerimonie, nubi su
nubi stratificate di ronzanti chitarre trattate e giocattoleria varia;
atteggiamento sornione ed inventiva a mille.
Il resto dei Jackie intorno a loro era quasi cornice fastidiosa rispetto
a tutto il ben di Dio che i due Opalio producevano.
Ora con questo nuovo quarto volume della loro serie di split "From
The Earth To The Spheres" li troviamo veramente prossimi a qualche
stella lontana.
Che lo condividano con Jim O' Rourke diviene quasi un dettaglio data la
qualità della loro performance, che è, diciamolo fin da
subito; da brividi.
O' Rourke ci spiattella un gran bel brano registrato nel 1988 e rimasto
per lungo tempo ad ammuffire su di un nastro, evidente che il quinto nuovo
Sonic Youth era in quei tempi un gran bell'incontro da fare.
Table guitar circolare che ti affetta le orecchie in maniera sublime,
la New York sonica che conosciamo bene, una fitta serie di sublimi
tessiture circolari prossime al lavoro di Tony Conrad, Phill Niblock;
Angus Maclise.
In poche parole una vertigine di drones ispidi e metallici che si tingono
di riverberati screzi ferrosi adorabili; una piccola orchestra
di carillion inceppati.
Fatevi i conti che il buon Jim doveva stampare ancora il suo primo album
in quel periodo....
Poco meno che eccellente!
E poi arrivano i My Cat, che dire?
Probabilmente questa è una delle loro cose più riuscite,
in un sol balzo sorpassano sulla destra tutta la compagine dei vari Six
Organs e simili.
Qualcosa che parla una lingua realmente out, una magia dolcissima
che inanella venti minuti di scivolate che avrebbero reso felice tanto
Sun Ra che Ry Cooder, anima blues, spazi ampi; inventiva a profusione.
Anima grande e cuore altrettanto.
Incantevole.
Le parole di fronte ad un incanto del genere incespicano, mi vien da pensare
che se Alan Lomax fosse ancora vivo probabilmente gli avrebbe dedicato
un disco tutto per loro.
L'uscita più bella di tutta la serie fino ad ora.
Lo sguardo ora è rivolto veramente verso le stelle.
Meriterebbero di vendere quanto i Subsonica.
Che Dio ce li conservi in questo stato per altre mille uscite.
(Marco Carcasi, October 18th 2005, Kathodik)
Jackie-O Motherfucker/My Cat Is An Alien - "From
The Earth To The Spheres" Vol. 3 split ART-LP (Opax Records)
Terzo appuntamento per la serie "From The Earth To
The Spheres" che dopo la prima vacillante uscita sembra essere diventata
una valanga sensoriale inarrestabile, si; proprio valanga sensoriale viene
da definirla questa splendida collana. Visione lucida e maledettamente
bastarda di un nuovo possibile modo di intendere (e maneggiare) materiali
liquidi appena palpabili. Forma di psichedelia meticcia che si
fonde con clangori e bagliori avant per una serie di schizzi
e lapilli (auditivi) impressionanti ed impressionati da notevoli fregi
retrò/futuribili.
Jackie-O Motherfucker sparano via una tirata assurda tra sballi elettronici,
deliqui sull'orlo abissale del punto Zab e una propensione improvvisativa
in odor di Ayler. In poche parole un tour de force morbidissimo
e velocissimo(o lentissimo a seconda dei casi) che trova strani punti
di contatto nella mia rovinata capoccia con i deleteri mantra
degli Hafler Trio; l'unica differenza è che i Jackie al contrario
degli albionici spaccano il culo senza lacrima con gli strumenti. Che
dire; maestri assoluti.
I My Cat allora che fanno?
Ma rilanciano è chiaro; quasi venti minuti (manca un secondo solo)
di deleterio viaggio astrale che lambisce territori allucinogeni di notevole
fattura, strambamente ritmato parrebbe anche, qualcosa di primordiale
che vive di rifrazioni texane (già detto ne sono sicuro, vecchio
rincoglionito che altro non sono), spasmi alla Popol Vuh (detto anche
questo, rincoglionito alla seconda ma che ci posso fare), giocattolerie
varie di qualcosa che forse è gioco di divinità incazzose
ed inflessioni leggermente più spensierate che al Barrett
fuso sarebbero piaciute non poco. In definitiva conferma piena del loro
momento di grazia assoluta e perforante.
Coda sibilante quasi mugolante e si ritorna al punto Zab ed il
cerchio definitivamente si chiude.
Da avere (detto anche questo ne sono sicuro); ancora per favore. Grazie.
(Marco Carcasi, April 7th 2005, Kathodik)
Thuja/My Cat Is An Alien - "From The Earth
To The Spheres" Vol. 2 split ART-LP (Opax Records)
I due gatti alieni torinesi continuano a far sul serio con
la loro serie "From The Earth To The Spheres", li avevamo lasciati
con la prima uscita bloccata in mezzo al guado del gran disco
per colpa dell'ospite di turno Thurston Moore che ci / gli rifilava un
pezzo senza capo ne coda di rara bruttezza.
Bene, punto a capo e sotto col volume due.
Stavolta in compagnia dei Thuja di Loren Chasse e Glenn Donaldson si rifanno
decisamente alla grande, i Thuja inanellano 18 minuti assolutamente strepitosi
muovendosi lungo territori per loro raramente cosi oscuri, suoni naturali
ed organici, piccoli fraseggi di quello che crediamo un harmonium, flebili
percussioni metalliche; tanta magia. 18 minuti spontanei che si autocombustano
in un'unica fiammata lucente da sogno che stilla da tutti i pori nettare
Popol Vuh.
Rimbombanti caverne fatte di muscoli, nervi e sangue che realmente scuotono
l'anima. Prezioso scampolo di blues suonato come lo sanno suonare soltanto
su Marte.
I My Cat Is An Alien da parte loro ci invitano subdolamente ad entrare
in un'universo multicolore che respira in parte le stesse atmosfere dei
Thuja ma si innerva di colori talvolta molto più accesi e droning,
lento e pigro ruotare su se stessi in una stanza buia.
Spacemen 3 ai quali ha dato davvero di volta il cervello, più probabilmente
figli bastardi e carini di tutta la più out scuola texana.
Botta in testa che mena fendenti riverberati ed in una manciata di minuti
riesce a crashare in maniera plausibile cinquanta anni di roots
e sperimentazione senza mai essere stucchevole. Chi è abituato
a parlare con le stelle d'altronde di tutto questo se ne frega altamente
credo.
19:44 minuti / secondi che scivolano via sul filo dei nervi giocando in
punta di dita con mille perle di vetro che si riflettono fra di loro.
Ragazzi lunatici ma tutt'altro che gracili crescono ancora.
(Marco Carcasi, April 11th 2005, Kathodik)
Thurston Moore/My Cat Is An Alien - "From The
Earth To The Spheres" Vol. 1 split ART-LP (Opax Records)
I nostri My Cat Is An Alien inaugurano per la loro
Opax Records questa serie di split lps che vedranno in futuro la partecipazione
di nomi del calibro di Jackie -O Motherfucker, Thuja, Double Leopards,
Christina Carter; Christian Marclay e molti altri ancora.
Le realizzazioni in questione saranno tutte in edizioni limitate di 100
copie con confezioni speciali arricchite dalle opere originali di Roberto
Opalio (uno dei due gatti per chi non lo sapesse).
Inaugurazione del progetto affidata quindi alle sapienti mani del signor
Thuston Moore che idealmente dovrebbe essere il perfetto punto di partenza
per un'opera del genere, diciamolo subito però senza tanti giri
di parole. Moore stecca e di brutto questi venti minuti.
Pianismi scombinati ed ottusi che forse vorrebbero tanto fare Cage, un'atmosfera
generale che in alcune parti rimanda agli intermezzi sinistri contenuti
in "Sister" ed "Evol" ma assolutamente privi di direzione
e di qualsiasi tensione, sfilacciate scansioni ritmiche in odor di Ciccone
Youth ed un finalino con chitarrina strapazzata ad arte e piano liquido
vagamente malinconico; segue rumore di fondo amplificato e poi più
nulla. Grazie a Dio verrebbe da dire.
Sconsolati da tanta pochezza ci rivolgiamo ai My Cat per risollevare le
sorti di un dischetto che se avesse contenuto soltanto questi venti minuti
iniziali ci avrebbe fatto mugolare notevolmente dal dolore per i soldi
spesi in maniera tanto incosciente.
Venti minuti e trentasei secondi di fluttuanti nebbioline lisergiche che
penetrano a fondo nella mente lasciando emergere di tanto in tanto un
accordo impalpabile sepolto sotto il denso strato elettrostatico che le
due chitarre generano, si ha la sensazione netta di esser al cospetto
di un gruppo che vertiginosamente sta attuando un processo di definizione
del proprio suono che sicuramente li porterà a togliersi diverse
soddisfazioni come la stampa da parte dell'americana Eclipse del loro
ultimo abum ci conferma. Stratificazioni sonore che rimandano ad una brumosa
sacralità percepita in passato dai primi Main ed ancora prima nell'opera
dei Popol Vuh ma passata al setaccio di moderne esperienze riconducibili
al percorso attuale svolto dai Pelt, da Six Organs Of Admittance; dai
Vibracathedral Orchestra. In poche parole dall'attuale vertice di certo
psycho folk moderno dei quali fra breve i My Cat andranno a far
sicuramente parte.
Peccato soltanto per il brano del comico ex sonico iniziale.
(Marco Carcasi, July 6th 2004, Kathodik)
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